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Lista di vini di Cardinali

Cardinali innanzitutto non è solo una cantina ma una famiglia, un'azienda legata prima di tutto alla vigna, alla natura, alle scelte produttive, poi, di conseguenza, anche alla cantina ed infine all'accoglienza che per Alberto e Laura è un anello indispensabile per fare cultura intorno al vino. Siamo al confine tra la provincia di Piacenza e quella di Parma sulle colline della Val d’Arda, a Castell’Arquato. La proprietà di circa 10 ettari posta su una dolce collina ventilata e ben esposta al sole, racchiude un vigneto unico di circa 5 ettari dove sono coltivati i vitigni locali: Barbera, Croatina, Malvasia, Ortrugo, Sauvignon, Trebbiano e Moscato affiancati da piccole particelle sperimentali di Chardonnay, Pinot Nero e Cabernet Sauvignon. Qui i due fratelli che assecondando le stagioni e i loro tempi, nella spontanea evoluzione dei vini si limitano ad osservare che tutto proceda senza interferire con prodotti estranei all’uva. Anche l’uso di anidride solforosa è ridotto al minimo e in diverse annate riescono, con soddisfazione, a non aggiungerne del tutto.



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Cardinali innanzitutto non è solo una cantina ma una famiglia, un'azienda legata prima di tutto alla vigna, alla natura, alle scelte produttive, poi, di conseguenza, anche alla cantina ed infine all'accoglienza che per Alberto e Laura è un anello indispensabile per fare cultura intorno al vino. Siamo al confine tra la provincia di Piacenza e quella di Parma sulle colline della Val d’Arda, a Castell’Arquato. La proprietà di circa 10 ettari posta su una dolce collina ventilata e ben esposta al sole, racchiude un vigneto unico di circa 5 ettari dove sono coltivati i vitigni locali: Barbera, Croatina, Malvasia, Ortrugo, Sauvignon, Trebbiano e Moscato affiancati da piccole particelle sperimentali di Chardonnay, Pinot Nero e Cabernet Sauvignon. Qui i due fratelli che assecondando le stagioni e i loro tempi, nella spontanea evoluzione dei vini si limitano ad osservare che tutto proceda senza interferire con prodotti estranei all’uva. Anche l’uso di anidride solforosa è ridotto al minimo e in diverse annate riescono, con soddisfazione, a non aggiungerne del tutto.





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